PERCORSI LEGGENDARI:
SANTUARIO
MADONNA DEL GHISALLO
PATRONA
DI TUTTI I CICLISTI
Da diverse generazioni ormai l’amore verso questo luogo viene tramandato, da padre in figlio o da nonno a nipote. Tre erano le parole pronunciate più di frequente dagli anziani appassionati di ciclismo del luogo: Coppi, Bartali e Ghisallo.
Era naturale che questo colle, che raggiunge tutto sommato la modesta altitudine di 754m, divenisse la meta più ambita da conquistare da parte del giovane, o meno giovane, neofita di turno del mezzo sportivo a due ruote più usato al mondo: la bicicletta. Il Ghisallo diveniva il traguardo da raggiungere a tutti i costi, con le proprie forze, pedalando con decisione sulla propria bicicletta fino ad arrivare in cima senza aver mai messo piede a terra (perché? Perché se no non vale; “lo devi rifare” - ti dicevano).Ma attenzione! Al Ghisallo ci si può arrivare da Erba o da Bellagio, e il versante vero da dover essere scalato, quello storico, quello delle corse in bici, quello sul quale transitavano e continuano a transitare i grandi campioni del ciclismo mondiale, scrivendo pagine di storia sportiva indimenticabili, era e rimane a tutt’oggi quello da Bellagio. Il problema è che per giungere anche solo all’attacco della salita ti dovevi sciroppare tutti i saliscendi del lungolago di Como, sia che provenissi da Como che da Lecco o dalla Onno in discesa. Per questo ti consigliavano di arrivare al Ghisallo solo dopo aver affrontato in primavera almeno 3000 km. Ma in pochi avevano il tempo e la voglia di farli; così, con poco allenamento nelle gambe, quel Ghisallo diveniva una salita terribile, che metteva a dura prova la forza di volontà soprattutto di coloro che pesavano qualche chilo in più rispetto ai corridori veri. Ecco spiegato il perché su quelle rampe al 10%, che portano da Bellagio a Magreglio, capitava spesso di vedere improbabili corridori della domenica arrancare in uno stato di sofferenza quasi mistica, avanzare a zig zag cercando di tagliare il più possibile la pendenza ostica, lanciare sguardi atterriti verso il tornante successivo nella speranza di trovarci al di là un falsopiano su cui poter respirare un po’. E dopo tanta sofferenza il falsopiano arrivava, anzi una discesa vera e propria in località Civenna. Te la godevi tutta prima che arrivasse il tratto finale con quella spirale di tornanti dal sapore dolomitico. Poi spendendo le ultime energie rimaste, nel lungo e impegnativo tratto rettilineo finale, aguzzavi lo sguardo in attesa di scorgere la chiesetta sulla sinistra, il campanile che segnava la fine della sofferenza sportiva e l’esplodere della gioia e della soddisfazione d’avercela fatta. Ed eccola lì, comparire, liberatoria, bella più d’una qualsiasi cattedrale gotica. Assaporavi il momento del tuo trionfo personale, tiravi i freni (anche se non ce n’era proprio bisogno vista la bassa velocità alla quale si avanzava), e scendevi tutto sudato e anchilosato dalla bicicletta. Appoggiavi la bici lì insieme alle altre, senza bisogno di chiuderla a chiave (perché al Ghisallo nessuno oserebbe privare mai il povero ciclista dell’unico mezzo che lo può riportare a casa dopo tanta fatica vissuta) ed entravi nella chiesetta in tenuta sportiva. Lì trovavi l’effige della Madonna col Bambin Gesù circondata di biciclette, maglie, trofei e foto sportive. Colori e sapori di un ciclismo epico misto ad uno più moderno. Ti sentivi a casa tua e parte di questo mondo magico, ma soprattutto quando ne uscivi, ti sentivi protetto, lungo tutta la discesa e la strada del ritorno, dallo sguardo vigile della Madre Celeste. A far da cornice a questa meraviglia le Grigne e il Lago di Como, che ti riempivano gli occhi ed il cuore con quella sensazione di bello di cui non ci si stanca mai. Ma la vera magia di tutto ciò è che oggi, rispetto ad all’ora, non è cambiato nulla. Tutta la tradizione rivive come allora nello stesso luogo, con le stesse scene e con lo stesso entusiasmo dipinto negli occhi delle giovani leve appassionate di ciclismo; il tutto in un connubio bicicletta – montagna che ha fatto la fortuna reciproca di queste realtà. Per questo ho pensato che in un sito dedicato alla montagna la storia e la tradizione del Ghisallo fosse da far conoscere e tramandare. Del resto tutti (o quasi) abbiamo pedalato almeno una volta su di una bicicletta; a tutti ci è parso quasi impossibile, la prima volta, riuscire ad ottenere quell’equilibrio magico su di essa, mentre i genitori ci urlavano di non aver paura; e tutti, dopo esserci riusciti, ci siamo innamorati, almeno per un po’ da bambini, di quell’equilibrio che ci ha sempre ripagato del rischio assunto. Ma non tutti forse sapevano di avere una protettrice che vegliava su di loro qui al Ghisallo (Magreglio).
Il Santuario Madonna del
Ghisallo è una piccola chiesa situata a Magreglio (Como) che
sorge in cima a un colle a 754 m.s.l.m. in mezzo ai
due rami del lago di Como.
Ciò che la rende particolare è che la
sua Madonna è riconosciuta Patrona deiCiclisti.
La piccola chiesa ha avuto origini
umili, nei primi tempi dopo il Mille, con una icona venerata dai
locali a protezione dei passanti. Tra questi si parla anche di un
certo conteGhisallo, minacciato a morte dai briganti durante una
partita di caccia in quel luogo. Egli trovò salvezza e pregò presso
questa Madonna, che da lui prese il nome di “Madonna
delGhisallo”. Da quel tempo la sua fama crebbe. Nel 1623 fu
edificata l’attuale chiesetta, cui fu aggiunto davanti nel 1681 il
portichetto con i tre archi.
Grazie all’invenzione e alla
diffusione della bicicletta, il Santuario del Ghisallo, per la sua
particolare posizione geografica, divenne meta e teatro di numerose
corse e allenamenti ciclistici. Con la fine della Seconda Guerra
Mondiale, il Rettore Don Ermelindo Viganò e i Ciclisti
Professionisti dell’epoca presentarono domanda e il Papa Pio XII,
dopo aver acceso nel 1948 la Fiaccola perenne del Ghisallo, il 13
ottobre 1949 con un Breve Pontificio elesse e decretò la
Madonna del Ghisallo Patrona ufficiale dei Ciclisti Italiani. Tutti:
Ciclisti, Società, Comitati, fecero e fanno a gara a portare alla
loro Patrona cimeli e doni, di cui la Chiesetta è ormai stracolma:
biciclette, maglie, fiaccole votive, trofei, ecc., dai più famosi ai
più umili. Una parete interna della chiesa è poi ricoperta dalle
effigi dei ciclisti morti durante l’esercizio della loro attività.
Col tempo, ormai, la Madonna del Ghisallo è divenuta, di fatto, il
punto di riferimento della comunità credente
del ciclismo internazionale.
La presenza di un numero sempre più
crescente di cimeli d’epoca, unitamente al poco spazio offerto
dalla chiesetta, ha spinto un comitato guidato dal
presidente Fiorenzo Magni(grande campione del ciclismo del
dopoguerra) a creare il Museo del Ciclismo. Il museo sorge nelle
vicinanze del Santuario. In esso sono custoditi molti interessanti
reperti storici unitamente a una sala multimediale, ove vengono
trasmessi in continuazione filmati ciclistici d’epoca.
Una visita al Santuario è consigliata
a tutti, soprattutto agli appassionati di ciclismo, e può essere
abbinata ad una scalata del Monte San Primo. Nelle vicinanze del
Santuario infatti esistono strade che portano al Parco del San Primo
o alla Colma di Sormano, da dove partono sentieri verso il monte più
elevato del Triangolo Lariano. Come è consigliata una visita a
Bellagio nota località turistica sita sulla punta nord del Triangolo
Lariano, ricca di negozi e con angoli suggestivi e caratteristici.
(fonte: http://www.hikr.org)
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